Passa ai contenuti principali

L’emozione di un saluto

In questi giorni sto vivendo la mia prima esperienza degli esami di terza media. Con sette classi terze ho avuto modo di vedere approcci differenti di intendere l’esame orale.
Ho visto esami penosi, ragazzi non solo non preparati, ma anche assolutamente disinteressati a qualsiasi argomento.
Ho visto esami “pieni di nozioni”, ragazzi che sanno tutto, ma di fronte a una domanda di attualità si perdono, non sanno cosa accade e non hanno opinioni personali, quasi indifferenti, interessati più al voto che alla conoscenza.
Ho visto esami “belli” di ragazzi con tanta ricchezza dentro, che forse non sanno tutto, ma ragionano! Ragazzi con competenze che spesso la scuola sottovaluta, come il ragazzo Sinto che non ama la scuola, ma che ha tanta voglia di riscatto; che ti racconta le loro tradizioni e ne illustra pregi e difetti, che sa dirti cosa vuole e cosa non vuole per la sua vita; che vede nella storia la possibilità di non commettere gli stessi errori del passato; che ti chiede dell’esame del compagno per cui è preoccupato.
E poi ci sono gli esami indimenticabili, quelli in cui rimani a bocca aperta e che concludi con gli occhi lucidi perché quel ragazzo o quella ragazza sono speciali, in loro vedi fiorire ogni seme seminato, quelli che all’esame portano se stessi, con tutte le loro passioni e tutto ciò che hanno appreso nei tre anni di scuola media. Quelli che non hanno solo nozioni, ma hanno fatto proprio ogni insegnamento collegandolo con la vita!
Infine oggi ho assistito a un esame bellissimo e speciale. L’esame di una ragazza con forte disabilità accompagnata e sostenuta da tutta la classe. Insieme hanno cantato e presentato un video del percorso  fatto in questi anni. Un saluto affettuoso e denso di emozione, talmente emozionante da lasciare i nostri occhi bagnati e alcuni volti (tra cui il mio) rigati da una lacrima.
Perché l’esame non è solo uno scoglio da superare (per i nostri ragazzi spesso è il primo), ma è anche tempo di saluti e la fine di un percorso di tre anni ricchi di cambiamenti. Da bambini li vedi diventare ragazzi, alcuni maturano, altri speri che prima o poi lo facciano ;-)
Per molti di loro vedi futuri radiosi, per altri ti chiedi che combineranno, per pochi casi sei preoccupato per il loro futuro, ma la scuola media finisce e via via devono andare nel mondo.
I ragazzi sognano la scuola superiore e l’indipendenza che avranno, il viaggio in autobus, la città più grande in cui andranno per studiare. Aumenta la libertà, ma aumentano i pericoli, la maggior parte di loro sono pronti, per un numero esiguo speri che non si leghino a cattive amicizie... ma poi in fondo un po’ li perdi e sporadicamente ricevi notizie.
Per tutti speri una vita serena, qualcuno riuscirà, altri meno... è la vita. Speri che di fronte alle difficoltà che affronteranno possano avere la forza necessaria ad affrontarle senza perdersi.
Educare in fondo dovrebbe servire a questo, avere le risorse per VIVERE.
Lo auguro a ognuno dei 172 ragazzi che ho salutato quest’anno.





Commenti

Post popolari in questo blog

Quel sorriso di circostanza

Quando è morto Giuseppe, le persone che mi circondavano erano addolorate o nel dolore con me.  Il mio dolore era riconosciuto, accettato, condiviso dalle persone vicino a me. Chi mi incontrava non si aspettava che io sorridessi, tutti coloro che avevo intorno conoscevano la mia storia, se sorridevo era un sorriso sincero… magari triste perché il dolore era vivo, recente, ma non esisteva il sorriso di circostanza.  Con orgoglio e forza, forse anche un po’ di rabbia, non mi curavo di “nascondere” la morte di Giuseppe. A chi mi chiedeva “ come stai ?” Rispondevo con la verità disarmante, lasciando senza parole. “ Il mio dolore non è nulla confronto al loro disagio ”. Questo pensavo e questo penso tutt’ora.  Il mio dolore però era considerato legittimo perché era passato poco tempo dalla morte di Giuseppe. Negli occhi delle persone poteva esserci disagio, ma spesso anche affetto ed empatia.  Chi aveva vissuto con noi la malattia e la morte di Giuseppe si era messo in pausa per noi, av

10 cose da non fare con chi ha perso un figlio

Durante la malattia di Giuseppe e dopo la sua morte, mi son sentita dire cose che preferirei proprio non sentirmi dire. So che chi lo fa le dice non per offendere, ma con l'intento di aiutare o confortarmi, ma al contrario irritano o intristiscono. Il mio non è un giudizio, ma un invito a riflettere: pensate a chi state parlando. Questo post non è politicamente corretto, ma estremamente sincero. So che avere a che fare con me può non essere semplice, ma pensate mica che la mia vita sia semplice? So che di fronte a me molti sono in imbarazzo e in difficoltà nel non sapere che fare o che dire, ma è niente in confronto alle nostre difficoltà di ogni giorno. Io non penso di essere cattiva nello scrivere queste cose, voglio solo farvi capire cosa proviamo noi genitori che perdiamo un figlio. Ogni dolore è diverso e ha una sua dignità e forse in queste cose ci si trova anche qualcun altro, ma sicuramente mi ci trovo io ogni giorno. Poi ammetto che alcune cose le accetto da chi mi è vi

Cuore di mamma....

La condizione di una mamma che ha perso un figlio è una condizione difficile da capire. Così come è difficile da comprendere, lo è anche spiegarla. Io però ci provo perché amo le sfide impossibili.  È una condizione per i più irreale, fatta di contrasti. Passiamo dal dolore alla gioia, dalla malinconia alla speranza, dal pianto al riso.  Allo stesso tempo possiamo provare emozioni positive e negative.  Tutto ciò mi è stato ancor più chiaro quando è nata Marianna. Avere un altro figlio ti fa gioire immensamente, è l’arcobaleno che solca il cielo tornato sereno. Sicuramente la vita ha nuovo senso con la nascita di un nuovo figlio. Immagino che per chi avesse già figli quel senso rimanga e quella gioia per la loro vita sia forte in ogni genitore.  Eppure.... Eppure ti rimane il cuore pesante, un peso nero che non ti abbandona mai.  Immaginate il nostro cuore come un entità infinita, come infinito è l’amore di una madre, un cuore che ad ogni figlio si dilata proprio perché non si ama un fi