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10 cose da non fare con chi ha perso un figlio

Durante la malattia di Giuseppe e dopo la sua morte, mi son sentita dire cose che preferirei proprio non sentirmi dire. So che chi lo fa le dice non per offendere, ma con l'intento di aiutare o confortarmi, ma al contrario irritano o intristiscono.
Il mio non è un giudizio, ma un invito a riflettere: pensate a chi state parlando. Questo post non è politicamente corretto, ma estremamente sincero. So che avere a che fare con me può non essere semplice, ma pensate mica che la mia vita sia semplice? So che di fronte a me molti sono in imbarazzo e in difficoltà nel non sapere che fare o che dire, ma è niente in confronto alle nostre difficoltà di ogni giorno.
Io non penso di essere cattiva nello scrivere queste cose, voglio solo farvi capire cosa proviamo noi genitori che perdiamo un figlio. Ogni dolore è diverso e ha una sua dignità e forse in queste cose ci si trova anche qualcun altro, ma sicuramente mi ci trovo io ogni giorno.
Poi ammetto che alcune cose le accetto da chi mi è vicino, da chi conosce un dolore simile al mio. Ma alcuni proprio sembrano avere l'intelligenza empatica pari a zero, concentrati sui loro problemi tanto da non considerare con chi parlano.

Ecco alcune cose da non fare:

1) dire "mi dispiace": ecco, quando mi dicono così a me verrebbe da dire "pensa a me che soffro ogni giorno per questo". Vedete, se voi siete intristiti da ciò che vi dico, pensate al fatto che il vostro dolore non è nulla rispetto al mio.

2) dire "non so come fai":  svegliati! Che alternativa ho? Secondo te io lo so come faccio? No non lo so! Lo devo fare e basta! Voglio dire, vuoi che mi suicidi? E già, perché se non faccio in qualche modo mi suicido... allora cosa vuoi sapere con quella domanda/affermazione? Vuoi sentire la ricetta per superare le difficoltà della tua vita? Non c'è nessuna ricetta. Si vive e basta, come si riesce.

3) Non piangetemi davanti. Queste sono le peggior persone... mi incontrano per strada e con sguardo commiserevole piangono davanti a me aggiungendo una delle frasi di cui sopra... e cosa faccio? Beh devo consolarle, IO consolo loro sorridendo e rassicurandole che va tutto bene (quando poi non va per niente bene). Ora, posso capire le lacrime agli occhi delle persone a cui dico al brucio "io ho perso un figlio" e a cui racconto qualcosa di Giuseppe... ma piangere e doverti consolare no! Piuttosto non parlarmi.

4) raccontarmi dei vostri parenti (nonne, zii, cugini, genitori...) morti di quel brutto male. Adesso vi do una notizia: non è la stessa cosa. Ma secondo voi può essere messo vicino alla perdita di un figlio? Capisco che non si ha nulla da dire, ma raccontarmi di come è morto un vostro congiunto e di tutte le sofferenze che ha patito non mi aiuta per niente, anzi mi fa solo irritare e ricordare quanto sia ingiusto che un bambino patisca le sofferenze di un adulto. Già perché Giuseppe le ha patite tutte!!!

5) Lamentarvi di quanto vi fanno ammattire i vostri figli: ma non ci arrivate da soli a capire che io farei la firma per potermi lamentare?
Vorrei passare le notti insonni, arrabbiarmi, preoccuparmi per cose "normali" come il primo giorno di scuola, un'influenza, l'uscita serale... cose che per Giuseppe non potrò fare.

6) dire "Dio dà le pene a chi le può sopportare": ecco che all'udire queste parole dentro di me sorge un insulto. Allora i deboli vincono sempre?

7) dire "ma questa esperienza ti ha resa più forte, più evoluta, più consapevole": ecco sappi che io ne avrei fatto volentieri a meno, chi vive nell'ignoranza e nella poca consapevolezza vedo che vive meglio, si fa meno problemi e razzola nel suo egoismo. Beata ignoranza!

8) una mamma è riuscita a dirmi "sai sono tanto triste" e io, scema, "perché?"; risposta "ho dovuto lasciare i bimbi a casa e mi mancano tanto"
MA SEI SERIA?
Ora io capisco che tu possa essere dispiaciuta, ma lo stai dicendo a ME, mio figlio è morto! Tu li rivedi tra poche ore e stanno bene. Ecco certa gente mi sa che ha un livello di egoismo tale da non rendersi conto di cosa e soprattutto a chi lo sta dicendo. Ora, vi prego, non fatemi discorsi di questo tipo. I vostri figli possono mancarvi, ma li avete vivi, sapete che li ritrovate tra poche ore o pochi giorni.

9)Invitarmi o invitarci (insieme a mio marito) a incontri, serate, occasioni in cui vi sono famiglie "felici": il vostro intento può essere buono, tenerci compagnia, farci svagare o aiutarci... ma non è carino sbatterci in faccia ciò che noi non abbiamo. Forse famiglie perfette non ce ne sono, ma vedere bambini che giocano insieme ai genitori o che litigano coi genitori è doloroso perché non ci è dato viverlo con nostro figlio.

10) Commiserarmi: non guradatemi con occhi commiserevoli. Non mi serve la vostra pietà. Non sto meglio con la vostra pietà. Sto meglio semmai se mi offrite un'occasione per ridere, un complimento per farmi star bene.

A leggere queste cose molti di voi si sentiranno in colpa, alcuni si offenderanno, altri condivideranno i miei pensieri.
Molti di voi si chiederanno: è allora che devo fare. Beh io non lo so... ognuno di voi è diverso e può dare cose diverse.
Io sono stata contenta quando un amico mi ha detto "avanti così! sei una donna con le palle"
O un'amica mi ha fatto passare una serata di stupidaggini bevendo prosecco.
Un'altra portandomi a far shopping.
Chiedetemi del lavoro... Chiedetemi anche di raccontarvi quanto fosse speciale Giuseppe. Ma evitate le cose di cui sopra o simili.

Commenti

  1. Sì...sono tra le persone peggiori che hai incontrato....
    Ho pianto appena mi hai detto di Giuseppe...e anche dopo,
    quando mi hai parlato di lui mostrandomi le sue foto...
    ma io sono onorata di avere incontrato sul mio cammino una come te...
    come qualcuno ti ha detto ...una con le ....
    Accettami per quella che sono...
    una che davanti a questo tuo dolore grande...indicibile... si sente morire,
    ma sa che ciò che sta provando non è infinitesimamente nulla
    rispetto a ciò che hai vissuto tu.
    Monica B.

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    1. Monica, non dire assolutamente così, è vero hai pianto, ma non era il pianto di chi è concentrato sui propri bisogni. Era di chi sa che dono ia un figlio. Ti assicuro che ci sono diversi modi di piangere e di partecipare al dolore altrui. Io sono felice di aver conosciuto una persona come te è mai ho pensato tu fossi debole. Mai ho dubitato che mettessi il tuo dolore al pari del mio. Sono cose che a pelle si avvertono. Difficile spiegare.
      Ti abbraccio forte

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  2. Io ti ringrazio per questa pagina ricca di insegnamenti preziosi. Li terrò bene a mente. Grazie davvero.

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    1. Grazie Laura! È uno sfogo forse duro.. ma con tanta verità.

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  3. Io ti ringrazio per questa pagina ricca di insegnamenti preziosi. Li terrò bene a mente. Grazie davvero.

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  4. ..ho voluto leggere questa pagina proprio per capire se mai mi dovessi trovare in una situazione così come comportarmi..
    In molti punti ho spalancato gli occhi perché non ci credevo che qualcuno ti avesse potuto dire cose del genere..
    Ma ti dico che molte volte le persone l'empatia non sanno cosa sia e soprattutto non si rendono conto dei problemi che hanno.
    Ti faccio un esempio..io sono su una sedia a rotelle per una malattia..ebbene molti mi raccontano dei loro problemi anche nel fatto che hanno trovato posto con la macchina lontanissimo ed hanno dovuto fare tanta strada a piedi..
    Però ti dico..ognuno rapporta i problemi con la vita che ha..
    Su un punto non sono stata d'accordo..e se tu volessi essere gentile da spiegarmi ulteriormente perché..
    Il fatto di invitarvi come famiglia lì dove ci sono famiglie felici..
    Io ti inviterei non x sbatterti in faccia la realtà ma x farti passare una serata diversa..x svagarti anche un po..
    Dimmi dove il mio pensiero ti fa soffrire..aiutami ad aiutare..grazie mille..Melania

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    Risposte
    1. Cara Melania, innanzitutto grazie per aver dedicato del tempo al mio scritto. Sicuramente tu hai una sensibilità particolare, tu stessa provi la stupidità e limitatezza delle persone sulla tua pelle. Molte non lo fanno per cattiveria o egoismo, ma solo per, come dici tu, mancanza di empatia, ciò nonostante credo che se nessuno fa loro presente il male che fanno, continueranno a farlo.
      Mi poni la questione dell'invitarci con famiglie "felici". Tieni presente che questo post l'ho scritto neanche un anno dopo la morte di Giuseppe. Io avevo solo Giuseppe come figlio, faticato ad avere per altro. Dopo la sua morte alcune persone mi invitavano a incontri per famiglie per inforzare la coppia, parlare dei problemi della coppia, dei figli etc... tutt'altro che occasioni di svago. Non paghi del nostro no, ci chiesero di andare come babysitter di figli altrui durante gli incontri per le coppie. Capisci che quando perdi un figlio vedere altri che ce l'hanno, lo abbracciano e tu non puoi farlo, lo imboccano e tu non puoi farlo, lo vestono e tu non puoi farlo, lo sgridano e tu non puoi farlo, beh non ti fa star bene, soprattutto se persone che non conosci, che non sanno il tuo dolore. Non abbiamo mai evitato le famiglie, siamo sempre usciti con i nostri amici e i loro figli e ne abbiamo gioito, per esempio la mia migliore amica ha una bimba dell'età di Giuseppe e siamo sempre usciti insieme a loro, la sua bimba la amo come fosse mia... ma a volte, quando la vedo fare cose che Giuseppe non può fare, il cuore si appesantisce e sospiro... poi ritorno a sorridere.
      Sarei falsa a dire che non mi pesa il non poter fare certe cose per e con Giuseppe, non vederlo crescere. Vedere altri genitori avere questa possibilità inevitabilmente generava in noi grande dolore. Perché porsi in questa situazione con persone che non conoscevo? Diverso era lo stare con famiglie amiche, che conoscevano il mio dolore e quindi sapevano da dove venissero i miei sospiri e sapevano senza dover dare spiegazioni.
      Non so se sono riuscita a farmi capire.
      Oggi è un po' diverso avendo avuto Marianna ed essendo passato un po' di tempo.

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  5. Leggo questa tua pagina e ti sono infinitamente grata per la ricchezza che dai nello scriverla,hai ragione molte volte non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo,io me ne sono resa conto stamattina,e ti chiedo scusa perché se anche non ti conosco ho mancato di rispetto a te e a tutte le mamme che stanno passando quello che passi tu,ho mancato di rispetto lagnandomi come una stupida della stanchezza di madre!!!SCUSA e si ha ragione quel tuo amico avanti così,sei una persona con le palle e un grande esempio di Madre!!!GRAZIE Francesca!!

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  6. E quando dicono Dio ha preso il fiore più bello, Oppure quando dicono fai un altra figlia, perché io avevo solo una figlia, oppure quando dicono provo a immaginare il tuo dolore, oppure hai perso una figlia però hai un angelo in cielo,e tanto altro ancora che non ricordo... E quando ti accusano che usi il tuo dolore. Che ne sanno le persone cosa vuol dire vivere prigioniero di un corpo, che la vita è cambiata per sempre da quel giorno, che ne sanno di vivere tra cielo e terra tra realtà e probabile Vita nell'aldilà, che ne sanno di sentirsi sempre sconfitto, nulla proprio nulla.Santino papà di Tahira

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    1. Caro Santino, la mia risposta arriva tardiva, avevo perso la notifica. Hai ragione non ne sanno nulla. Il nostro è un club esclusivo di chi non vorremmo fare parte, nel quale ci capiamo solo tra di noi. Gli altri ci possono provare, ma non sanno. Ti abbraccio

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  7. Ho letto con attenzione e... Ho compreso ovviamente in modo empatico il significato e la rabbia anche celata in quelle frasi... Eh sì purtroppo gente falsa e per nulla empatica esistono.. Per non parlare di persone che mettono al centro sempre il loro ego anche con esempi stupidi di confronto. Hai la mia stima davvero per la sincerità vera delle parole che scrivi, anzi per i sentimenti veri che trascrivi su una tastiera. Esempio per altre. Un abbraccio sincero a te e a tutta la tua famiglia ❤️

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    1. Ti ringrazio di cuore. Ricambio con affetto il tuo abbraccio❤️

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  8. Letto con la commozione forte che hai saputo suscitare.
    Grazie di questa tua capacità di scrivere con sincerità gli stati d'animo provati.
    Mi sono ritrovata in tante sfumature e sfaccettature, pur consapevole però che la mia esperienza di perdita di una bimba, nel lontano 1993, al sesto mese di gravidanza, non è nemmeno lontanamente paragonabile a ciò che avete vissuto voi.
    Tuttavia ho fatto mie le tue considerazioni sulle occasioni mancate di vivere a fianco con una figlia a cui non è stato dato di venire al mondo viva.
    Son passati 29 anni, e la mia piccola mi vive a fianco, e ora sarebbe donna accanto a me.
    Ti mando un abbraccio forte, di comprensione per l'immoto dolore che ci accompagnerà sempre.

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