Quando è morto Giuseppe, le persone che mi circondavano erano addolorate o nel dolore con me.
Il mio dolore era riconosciuto, accettato, condiviso dalle persone vicino a me. Chi mi incontrava non si aspettava che io sorridessi, tutti coloro che avevo intorno conoscevano la mia storia, se sorridevo era un sorriso sincero… magari triste perché il dolore era vivo, recente, ma non esisteva il sorriso di circostanza.
Con orgoglio e forza, forse anche un po’ di rabbia, non mi curavo di “nascondere” la morte di Giuseppe. A chi mi chiedeva “come stai?” Rispondevo con la verità disarmante, lasciando senza parole. “Il mio dolore non è nulla confronto al loro disagio”. Questo pensavo e questo penso tutt’ora.
Il mio dolore però era considerato legittimo perché era passato poco tempo dalla morte di Giuseppe. Negli occhi delle persone poteva esserci disagio, ma spesso anche affetto ed empatia.
Chi aveva vissuto con noi la malattia e la morte di Giuseppe si era messo in pausa per noi, avevano continuato a vivere, ma in un certo senso, soffrendo con noi, ci facevano da cuscinetto, ci sostenevano e ci aiutavano con tutti i mezzi che conoscevano (e per questo io sarò eternamente grata a tutti loro).
Con il passare del tempo, come è giusto che sia, le loro vite si sono riavviate, il loro mancanza per Giuseppe è diminuita. Il tempo passava e la vicenda di Giuseppe rimaneva per molti nel passato. Piano piano ho conosciuto nuove persone che di Giuseppe non sapevano nulla. Il mio dolore si trasformava, mi sono forse abituata alla mancanza fisica, la nascita delle bimbe mi ha aiutato a riempire la vita di nuove cose, nuovi progetti. Il lavoro mi ha assorbito parte del tempo dandomi nuovi obiettivi da perseguire.
Eppure… eppure fa male e manca.. tantissimo.
A differenza degli anni successivi alla sua morte però è sempre più difficile essere sinceri, è sempre più difficile parlare di lui. Mi parlano di Viola come della “seconda”… e io penso “no è la terza”, vorrei dirlo, ma ricaccio giù quella frase. Non so bene il perché.. forse perché semplicemente il dolore stanca e non ho più energie da sprecare per queste cose. Poi mi sento in colpa.. con Giuseppe, perché mi sembra che venga dimenticato. La società lo dimentica, progressivamente, anno dopo anno.
Ma io no.
Mi manca, in questo periodo festivo anche di più.
Mi rendo conto che ogni anno, incontro dopo incontro, mostro più sovente quel sorriso di circostanza. Sono quasi 9 anni che è morto… per molti sono tanti… per molti ormai è lontano e va superato. Per molti Giuseppe rimane un bel ricordo. Per me è mio figlio, ieri oggi e sempre… e sempre mi mancherà. Una mancanza che si concretizza in forme sempre nuove, ma che è per sempre. Una mancanza che non condivido più come prima, perché la molti non capirebbero, non è più socialmente accettata ed ecco che tiro fuori il mio bellissimo sorriso di circostanza dietro il quale solo chi mi ama vede tutto il dolore che ho dentro.
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