La condizione di una mamma che ha perso un figlio è una condizione difficile da capire. Così come è difficile da comprendere, lo è anche spiegarla. Io però ci provo perché amo le sfide impossibili.
È una condizione per i più irreale, fatta di contrasti. Passiamo dal dolore alla gioia, dalla malinconia alla speranza, dal pianto al riso.
Allo stesso tempo possiamo provare emozioni positive e negative.
Tutto ciò mi è stato ancor più chiaro quando è nata Marianna. Avere un altro figlio ti fa gioire immensamente, è l’arcobaleno che solca il cielo tornato sereno. Sicuramente la vita ha nuovo senso con la nascita di un nuovo figlio. Immagino che per chi avesse già figli quel senso rimanga e quella gioia per la loro vita sia forte in ogni genitore.
Eppure....
Eppure ti rimane il cuore pesante, un peso nero che non ti abbandona mai.
Immaginate il nostro cuore come un entità infinita, come infinito è l’amore di una madre, un cuore che ad ogni figlio si dilata proprio perché non si ama un figlio più di un altro, tutti li si ama infinitamente.
Anche per me è così. Io amo infinitamente Giuseppe quanto amo infinitamente Marianna. La differenza è che Marianna è qui con me e Giuseppe manca. Quell’infinito amore e quell’immensa gioia derivante dalla presenza di Marianna nella mia vita coesistono con l’infinito amore e l’immensa mancanza di Giuseppe nella mia vita. Un cuore non diviso in due, ma infinitamente nella gioia e infinitamente nel dolore, perché infinito è l’amore.
Gioia e dolore coesistono perennemente, poi a volte si manifesta sul mio volto la gioia (la maggior parte delle volte) e altre il dolore.
Anche quando sono spensierata il mio cuore piange.
Ma, paradosso per chi non lo vive, non è falsa la mia gioia, è vera e forte, come vera e forte è la mia vita. Chi mi conosce sa che non fingo, che se ho pianto lo dico, che se è un periodo faticoso lo dico... così come sono vera nelanifestare il dolore, lo sono nel manifestare la gioia.
Una condizione strana quella di chi come me ha perso un figlio. Più di chiunque sappiamo quanta gioia si può provare e più di chiunque conosciamo il dolore.
Una condizione strana perché proviamo gioia e dolore nel medesimo istante.
Una condizione strana perché le cose per cui molti si inquietano, ci sfiorano appena.
Una condizione strana perché in un momento di festa e di risata di possono improvvisamente bagnare i nostri occhi per la potenza di quella mancanza.
Una condizione strana perché, al contrario di molti dolori che col tempo passano, la mancanza di un figlio non passa mai.
Alcune persone che vivono nella precarietà a volte possono immaginare la mia condizione, ma i più no. Neanche io la immaginavo, se pensavo alla perdita di un figlio mi “vedevo” piangere ogni giorno. Non è così, eppure la mancanza c’è in ogni gesto che compio, in ogni cosa che osservo. Allo stesso modo c’è la gioia di vivere, perché la vita è nonostante tutto dono. Anche la mia, perché l’intensità della mia vita non è pari a quella di nessun’altro.
Commenti
Posta un commento
Sentitevi liberi di commentare o porre domande. Sarò lieta di rispondervi non appena possibile. Grazie per aver dedicato tempo al mio blog, alla mia storia e al mio pensiero.