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La pietra sul cuore della mamma di un angelo

Il macigno sul cuore. Questa è la sensazione che ti accompagna ogni giorno quando sei genitore di un angelo. La tua vita è accompagnata da un macigno che appesantisce ogni momento della tua vita. Quel macigno c’è sempre... il tuo cuore col tempo acquisisce la forza di sostenerlo, ma non ha forza per molto altro ed il crollo è lì, da un momento all’altro. 

Devi fare i conti con la tua debolezza, col tuo essere fragile. Devi imparare i tuoi limiti, riconoscere gli ambienti negativi che appesantiscono ulteriormente il tuo cuore e cercare di evitarli. 

Cose che, con tutta probabilità, prima della perdita di tuo figlio sopportavi senza problemi, oggi diventano insormontabili montagne perché il tuo cuore è già schiacciato da un peso enorme e non ce la fa proprio a sopportare troppo altro peso. 

Questa condizione accomuna tutti noi genitori di angeli in cielo. 

E più quel figlio lo hai abbracciato, baciato, curato, più hai accumulato ricordi insieme a lui, più hai costruito su di lui il tuo futuro, più quel macigno pesa, più  rialzarti da quel peso è enormemente faticoso e richiede un’enormità di energie!

Solo chi vive questa situazione può pienamente capire questa sensazione e questa fragilità immensa. Siamo genitori forti, perché sopravviviamo, perché ci siamo rialzati, perché viviamo la vita cogliendone ogni istante, consapevoli di ciò che conta davvero, eppure siamo cristalli che si frantumano con nulla. Le persone empatiche intorno a noi lo comprendono e ci fanno da cuscino per limitare ulteriori dolori (che pure sono inevitabili), altri invece sono dei caterpillar che pensano a se stessi e non hanno alcun tatto, nessuna cura del nostro dolore. Ovvio che non tutti sono tenuti a proteggerci. Più passa il tempo, meno le persone intorno a te “sanno” il tuo passato o pensano che tu abbia bisogno di maggiore attenzione, e neanche la pretendo. Non voglio la pena, nè le vie preferenziali. Ma se un ambiente ti fa del male, devi tagliare i ponti e andartene, senza rancori, ma per la sopravvivenza. 

La cosa che fa stare proprio male è quando chi dovrebbe proteggerti (parenti, amici, chi sa tutto perché ha vissuto insieme a te quel dolore) non pensa minimamente al male che ti fa, non ha nessuna attenzione e si comporta come se nulla fosse successo... come un elefante in un negozio di cristalli. Queste persone sono fortemente da evitare. Personalmente riduco i contatti al massimo, perché mi fanno male e me ne hanno fatto troppo in passato. Mi direte “tronca i rapporti”, ma a volte non si può... 

Ho imparato a proteggere il mio cuore il più possibile anche per il mio arcobaleno, Marianna. Se crollo, sarà lei a trovarsi senza la mamma che merita. Proteggerci è doveroso non solo per noi stessi, ma anche per chi è intorno a noi e ci vuole bene, ancora di più per i figli che abbiamo qui con noi. Proteggerci vuol dire anche chiedere aiuto, rivolgerci a un terapeuta e non avere paura di dire “non ce la faccio”. Non vedo disonore nel riconoscere la fragilità, nel ammettere che non ce la faccio. Vedo disonore nell’orgoglio di non ammettere i propri limiti e poi crollare pesando e rendendo più difficile la vita di chi è intorno a noi e ci vuole bene. Ci siamo sentiti dire che solo i matti vanno dagli psicologi, non lasciatevi ingannare da chi la pensa così..  sono le stesse persone che ne avrebbero più bisogno, ma hanno paura di affrontare la realtà della loro inaneguatezza, che non si rendono conto del male che fanno a chi hanno intorno a loro.

Lo dico a voi genitori di angeli, abbiate il coraggio di chiedere aiuto, di ammettere la vostra fragilità, perché la nostra forza è immensa già solo perché ci siamo rialzati e continuiamo a vivere con quel macigno sul cuore! 






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