Non esiste un Natale, esistono tanti natali, tanti quanti siamo noi. Ci sono natali attesi e sognati, natali evitati, natali odiati, natali tristi… Nella mia vita ho vissuto tanti Natali diversi. Il Natale colmo e ricco l’anno in cui è nato Giuseppe, il Natale speranzoso, l’anno in cui lo hanno operato, il Natale assaporato in ogni istante quando sapevamo che non sarebbe stato più con noi l’anno seguente, il Natale con il vuoto dentro, il primo senza di lui… So che tra di voi ci son persone che sanno esattamente di cosa parlo, perché uno di quei Natali è il loro proprio quest’anno. Non è facile trovare un augurio che vi abbracci tutti. Augurare felicità sa di scherno a chi sta per perdere qualcuno o ha perso qualcuno da poco. Potrei augurare salute e serenità, ma per qualcuno è un miraggio lontano. Potrei augurarvi di avere pazienza e fiducia perché io lo so che il buio si dissipa prima o poi. Potrei augurarvi di vivere il momento di non guardare al passato o angosciarvi per il fu
Quando è morto Giuseppe, le persone che mi circondavano erano addolorate o nel dolore con me. Il mio dolore era riconosciuto, accettato, condiviso dalle persone vicino a me. Chi mi incontrava non si aspettava che io sorridessi, tutti coloro che avevo intorno conoscevano la mia storia, se sorridevo era un sorriso sincero… magari triste perché il dolore era vivo, recente, ma non esisteva il sorriso di circostanza. Con orgoglio e forza, forse anche un po’ di rabbia, non mi curavo di “nascondere” la morte di Giuseppe. A chi mi chiedeva “ come stai ?” Rispondevo con la verità disarmante, lasciando senza parole. “ Il mio dolore non è nulla confronto al loro disagio ”. Questo pensavo e questo penso tutt’ora. Il mio dolore però era considerato legittimo perché era passato poco tempo dalla morte di Giuseppe. Negli occhi delle persone poteva esserci disagio, ma spesso anche affetto ed empatia. Chi aveva vissuto con noi la malattia e la morte di Giuseppe si era messo in pausa per noi, av